Perché ci ossessioniamo di chi conosciamo appena?
- dottoressafacchin
- 8 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Tutto comincia con uno sguardo, una conversazione, un momento che sembra avere qualcosa di unico. Poi bastano uno o due appuntamenti perché nella nostra mente scatti qualcosa: ci convinciamo che quella persona ci piace davvero. Ed è proprio in questa fase iniziale del dating che il rischio di sviluppare un’ossessione diventa più alto. È come se il cervello si agganciasse a quell’immagine, a quel potenziale, e iniziasse a idealizzarla. Ma perché succede? Perché ci ritroviamo così rapidamente e intensamente coinvolti da qualcuno che, in realtà, conosciamo appena?
La prima risposta è semplice: proiezione. Hai mai sentito parlare dei “film mentali”? Funziona così: partendo da una quantità minuscola di informazioni, il nostro cervello riempie tutti i vuoti con ciò che vuole vedere. È un vero e proprio sistema automatico “riempi-buchi”, e il materiale che usiamo per completare l'immagine... sono spesso le qualità migliori che pensiamo di aver intravisto. In pratica, non stiamo conoscendo davvero l’altra persona — stiamo conoscendo un’idea, una versione idealizzata che abbiamo costruito su misura dei nostri desideri. Ma questo meccanismo ha anche i suoi risvolti negativi. Da un lato, alimenta enormemente le nostre ansie — non solo per tutte le qualità straordinarie che abbiamo proiettato sull’altra persona, ma anche perché tendiamo a ingigantire il significato delle attenzioni che ci ha rivolto. In pratica, cominciamo a vedere in quella conoscenza appena nata un potenziale immenso, quasi come se fosse già “la storia giusta”.
Il risultato? Fin troppo spesso, finiamo per auto-sabotarci. Aspettative altissime, paure che crescono, comportamenti impulsivi, insicurezze che prendono il sopravvento e quel timore costante di mandare tutto all’aria… e tutto questo, paradossalmente, succede nella nostra mente quando ci troviamo da soli con i nostri pensieri. Da qui la fatica a continuare gli appuntamenti mantenendo quello stato lucido e razionale necessario per farci capire se l’altra persona ci piace davvero e se vogliamo intraprendere una relazione.
Questo meccanismo si rafforza anche quando raccontiamo il primo appuntamento ad amici o persone care. Tendiamo a condividere i dettagli più belli: un gesto gentile, una frase detta al momento giusto, quella sensazione di sintonia. E quando chi ci ascolta risponde con entusiasmo - “Che bello!”, “Sembra proprio quello/a giusto!” - anche le nostre aspettative crescono.
Ma come si fa, allora, a non cadere in questa trappola? Un buon inizio può essere rispondere, anche a noi stessi, con un semplice: “Vediamo…”. Questa parola, all’apparenza neutra, ha un potere enorme: ci invita a rallentare, a non trarre conclusioni affrettate, a lasciare spazio alla realtà per mostrarsi con i suoi tempi. Significa concedersi la possibilità di conoscere davvero chi abbiamo davanti, senza bisogno di incasellarlo subito in un’idea di relazione perfetta. Non serve avere fretta di capire se è “quello giusto” dopo un paio di appuntamenti. Serve, invece, allenarsi a osservare, ascoltare, scegliere con lucidità. C’è poi un aspetto spesso sottovalutato, ma centrale in questo tipo di comportamento: l’ansia. Un’ansia che merita di essere riconosciuta e compresa, perché non sempre ha a che fare con la persona che abbiamo davanti. Una domanda utile da porsi potrebbe essere: “Mi sento sempre così, quando conosco qualcuno? O è solo questa persona che mi fa provare queste sensazioni? E se al suo posto ci fosse qualcun altro, mi sentirei più tranquillo?”. Se notiamo che queste emozioni — tensione, insicurezza, bisogno costante di conferme — si ripresentano a prescindere da chi stiamo frequentando, è probabile che non abbiano tanto a che fare con l’altro, quanto con il modo in cui viviamo l’attaccamento. In questi casi, l’ansia non è una risposta a ciò che l’altra persona fa o non fa, ma un meccanismo interno che si attiva ogni volta che entriamo in una nuova relazione. Hai mai sentito parlare degli stili di attaccamento? Conoscere che stile di attaccamento abbiamo è fondamenale per capire qual è il nostro approccio relazionale e per eventualmente correggere delle modalità che riproponiamo di relazione in relazione e che non ci fanno stare bene. Comprendere questo ci permette di spostare l’attenzione dall’altro a noi stessi. E, soprattutto, di non idealizzare o demonizzare troppo in fretta chi abbiamo appena conosciuto.
Se vuoi approfondire il tuo stile di attaccamento, la psicoterapia è sicuramente lo strumento più utile; se hai bisogno sono qui per aiutarti.
Matthew Hussey. (2022, April 3) Get Too Obsessed When You Like Someone? WATCH THIS! | Matthew Hussey [Video]. YouTube.
Matthew Hussey. (2024, June 30) “I Get Too Obsessed Too Quickly When I Like Someone...” [Video]. YouTube.
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